Fecondazione eterologa questa sconosciuta: cos’è e quali risultati ci si può attendere?

Fecondazione eterologa questa sconosciuta: cos’è e quali risultati ci si può attendere?

Negli ultimi tempi, capita di sentire il termine ‘eterologa’ molto spesso: lo si utilizza in relazione ai vaccini anti Covid-19, in particolare al caso in cui la prima e la seconda dose vengono effettuate utilizzando vaccini diversi.

Si  rischia di creare così ulteriore confusione attorno ad un termine già sin troppo dibattuto in altri ambiti, in particolare in medicina della riproduzione.

Cogliamo quindi l’occasione, essendo per noi l’ambito di elezione, per chiarire alcuni concetti base in merito alla cosiddetta eterologa.

La fecondazione assistita di tipo eterologo (definita spesso per semplicità ‘eterologa’) è consentita nel nostro Paese in base alle modifiche apportate alla legge 40/04 nel 2014 .

Da allora, dunque è legale: è possibile effettuare trattamenti con gameti donati (ovociti o seme) per tutte le coppie che ne avessero necessità per provare a realizzare il loro desiderio di genitorialità – rispettando semplicemente i requisiti di accesso alla procreazione assistita nel nostro paese  (le coppie devono essere viventi e di sesso diverso).

Inoltre, anche nel nostro paese sarebbe possibile essere donatori e donatrici di spermatozoi ed ovociti, ma pochi uomini e pochissime donne donano. Questo comporta la necessità di fare affidamento sulla donazione di gameti che avviene in altri paesi europei, dove oltre che possibile, è anche praticata.

Si tratta di gameti donati da donne e uomini approfonditamente screenati dal punto di vista clinico, giovani e che vengono abbinati alla coppia ricevente sulla base delle caratteristiche fenotipiche e del gruppo sanguigno, che deve essere compatibile con quelli della coppia.

Che probabilità di gravidanza abbiamo quando facciamo una cosiddetta ‘ovodonazione’?

Innanzitutto, è importante specificare che è possibile effettuare trattamenti di questo tipo in due modalità: la prima, prevede l’importazione di ovociti crioconservati che il laboratorio del centro scongela e insemina, mantenendo in coltura gli embrioni fino al momento del transfer e dell’eventuale crioconservazione di embrioni soprannumerari. La seconda prevede l’importazione di blastocisti ottenute con ovociti donati inseminati a fresco con il seme congelato e inviato dall’Italia alla banca di gameti, con successivo scongelamento e trasferimento della blastocisti importata. I risultati in termini di gravidanze ottenute per ciclo con queste due diverse modalità non sono confrontabili, perché si paragonano cicli nei quali il numero di ovociti di partenza, nel caso dell’importazione di blastocisti, non è noto. D’altronde, anche i dati 2018 del Registro della Pma dell’Istituto Superiore di Sanità confermano che non ci sono differenze tra le due modalità di ovodonazione dal punto di vista della gravidanza per transfer.

In ogni caso, nel descrivere il successo di un trattamento di fecondazione assistita è importante ragionare in termini di percentuale cumulativa:  questo significa calcolare le reali probabilità di successo per ogni paziente a seguito di un intero ciclo, cioè non solo con il trasferimento a “fresco” ma anche con i successivi trasferimenti degli embrioni crioconservati nello stesso ciclo.

Questa probabilità, detta appunto cumulativa, si correla fortemente al numero di ovociti a disposizione per la inseminazione; nel grafico 1, vedete ritratti separatamente i risultati ottenuti nei nostri centri proprio sulla base del numero di ovociti importati.

E’ evidente che le probabilità di gravidanza cumulativa aumentano in modo significativo all’aumentare del numero di ovociti a disposizione, passando dal 22% nelle pazienti che ricevono 4 o 5 ovociti fino ad arrivare a quasi il 69% di gravidanza cumulativa nelle pazienti che optano per la soluzione da 10 ovociti.

Il grafico 2 mostra inoltre la crescita ulteriore nelle percentuali di gravidanza in caso di prolungamento della coltura embrionale fino allo stadio di blastocisti: in questo caso, nel gruppo di pazienti che ha ricevuto 10 ovociti si arriva fino all’83.3%.