Il congelamento degli ovociti è una tecnica consolidata

Il congelamento degli ovociti è una tecnica consolidata

Il congelamento degli ovociti potrebbe non essere più considerata una pratica sperimentale dalla comunità scientifica. Non la giudica più tale, per esempio, l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM). La presa di posizione è stata annunciata nel corso del suo 68esimo incontro, tenutosi in California lo scorso ottobre.

Alla base della decisione dell’ASRM vi è il rapporto “Mature oocyte cryopreservation: a guideline”, compilato dall’associazione stessa, che ha considerato i risultati di oltre mille studi pubblicati sull’argomento. Nel rapporto, apparso su Fertility and Sterility, si afferma che, nelle giovani pazienti, il ricorso alla crioconservazione degli ovociti è in grado di produrre risultati simili alle tecniche tradizionali, in cui vengono utilizzati ovociti non precedentemente congelati (nel rapporto, si distingue tra la tecniche di congelamento lento e di vitrificazione).

Confrontando i numeri, infatti, non sono emerse differenze significative né per quel che riguarda il tasso di fecondazione (74% contro 73%), né nel numero di impianti effettuati con successo (40% contro 41%), e neppure nella quantità complessiva di gravidanze ottenute (55,4% contro 55,6%). I risultati hanno fugato i dubbi di chi sospettava che le procedure di congelamento potessero inficiare la qualità dell’ovocita e, dunque, dell’intervento di procreazione medicalmente assistita.

Il rapporto sostituisce la relazione precedente, pubblicata nel 2008, in cui la crioconservazione degli ovociti era ancora etichettata come sperimentale e secondo la quale si sarebbe dovuta utilizzare solo in alcuni specifici contesti. La nuova decisione dell’ASRM, tuttavia, non implica che le tecniche di congelamento si adattino a tutti i casi: per esempio alle donne sane che desiderano posticipare la propria gravidanza. In questo senso mancano ancora dati sufficienti su sicurezza, efficacia e rapporto costi/benefici.

Nel primo gruppo rientrano le giovani donne che devono sottoporsi alle cure oncologiche, potenzialmente dannose per l’apparato riproduttivo. Da qualche anno, ormai, queste pazienti possono tentare di preservare la loro fertilità attraverso un percorso di procreazione assistita (per un approfondimento, vedi Tecnobios Procreazione: “La conservazione della fertilità”; “Crioconservazione: il congelamento lento dà buoni risultati“, “Preservare la fertilità quando si ha un tumore“). Proprio come avviene con gli ovociti freschi, l’età delle pazienti resta un fattore cruciale: anche in queste procedure, infatti, la probabilità di successo diminuisce con il passare degli anni.

Riferimento: ASRM; “Mature oocyte cryopreservation: a guideline; Fertil Steril. 2012 Oct 12. pii: S0015-0282(12)02247-9. doi: 10.1016/j.fertnstert.2012.09.028.