FIVET – Fecondazione in Vitro e Transfer Embrionale

La FIVET, la tecnica di fecondazione in vitro per antonomasia, è uno dei trattamenti più diffusi per il superamento di diverse “disfunzioni” riproduttive, sia maschili sia femminili.

Si tratta di una tecnica di laboratorio che consente l’incontro, in vitro, tra i gameti femminili e quelli maschili, ottenuti in seguito al trattamento e alla capacitazione del campione di liquido seminale.

Gli embrioni ottenuti a seguito della fecondazione ovocitaria vengono trasferiti nella cavità uterina dopo 2 o 3 giorni dal prelievo dei gameti femminili e dalla loro inseminazione; in alcuni casi, si sceglie di proseguire la coltura dell’embrione, fino a raggiungere lo stadio di blastocisti: in questo caso il transfer avviene attorno alla 5° giornata dal momento dell’incontro tra seme e ovocita.

Le probabilità di ottenere una gravidanza dipendono naturalmente da diversi fattori;  in ogni caso è necessario attendere circa due settimane dal momento del transfer per poter dosare le B-Hcg e verificare se la gravidanza è partita.

+Come funziona la FIVET?
Proviamo ora a spiegare in modo più dettagliato che cosa comporti la FIVET, che possiamo descrivere come articolata in cinque fasi:

  1. Stimolazione della funzione ovarica
    La prima fase prevede la stimolazione della funzione ovarica per indurre una crescita multipla di follicoli. La crescita follicolare multipla consente di ottenere al momento dell’ovulazione un numero maggiore di ovociti, rispetto al singolo che arriverebbe a maturazione in un ciclo naturale. Ciò naturalmente aumenta le probabilità di ottenere la gravidanza.
    Poiché gli ormoni FSH (ormone follicolo-stimolante) e LH (ormone luteinizzante), che controllano la crescita follicolare, possono interferire con alcune modalità della stimolazione, si preferisce inibire con farmaci la loro azione, sostituendoli con ormoni che svolgono le stesse funzioni, somministrati in dosaggi tali da ottenere una crescita multifollicolare programmata. La crescita follicolare viene seguita attraverso ecografie e dosaggi dell’estradiolo, l’ormone prodotto dai follicoli in fase di crescita, per determinare il momento migliore in cui prelevare gli ovociti e per evitare una stimolazione eccessiva. Quando un numero sufficiente di follicoli ha raggiunto il giusto stadio di crescita, viene indotta la fase finale di maturazione follicolare tramite la somministrazione dell’ormone HCG (gonadotropina corionica umana), la cui azione simula quella dell’ormone luteinizzante.
  2. Prelievo degli ovociti
    La FIVET prosegue con il prelievo degli ovociti, che avviene dopo circa 36 ore dalla somministrazione dell’ormone HCG. Si tratta di una semplice procedura chirurgica in anestesia endovenosa: sotto controllo ecografico, gli ovociti sono aspirati da un ago che penetra la parete vaginale. Di norma la paziente viene dimessa dopo circa due ore dall’intervento.
  3. Inseminazione degli ovociti in vitro
    Poco dopo il prelievo degli ovociti al partner viene prodotto dal partner un campione seminale; il liquido seminale viene quindi preparato in laboratorio con tecniche atte a favorire la capacità fecondante degli spermatozoi. Ovociti e spermatozoi sono quindi posti a contatto per circa 16-18 ore, al termine delle quali si verifica se è avvenuta la fertilizzazione..
  4. Coltura in vitro
    Nella quarta fase della FIVET gli ovociti che mostrano segni di fecondazione (ootide o ovocita a due pronuclei) vengono mantenuti in coltura per 24-28 ore, periodo in cui i due pronuclei scompaiono formando lo zigote. È a questo punto, che segue la prima divisione cellulare, che si comincia a parlare di embrione.
  5. Trasferimento degli embrioni
    Nella quinta ed ultima fase della FIVET gli embrioni vengono trasferiti con un catetere nella cavità uterina della paziente. Questo procedimento nella maggior parte dei casi risulta veloce ed indolore.

È possibile conoscere l’esito del trattamento già due settimane dopo il trasferimento, verificando il dosaggio di un ormone prodotto dall’embrione dal momento dell’impianto (ormone ß-HCG). Un risultato positivo dipende sia dalla qualità degli embrioni, sia dalla capacità dell’utero di accoglierli: le percentuali di successo sono quindi tanto più alte quanto più è giovane la donna, o la donatrice degli ovociti.

Ciascun embrione può impiantarsi indipendentemente dagli altri: trasferendone più di uno aumentano le probabilità complessive di ottenere una gravidanza, ma anche il rischio che la gravidanza sia plurigemellare.